lunedì 7 maggio 2012

Psicoterapia breve strategica

La psicoterapia breve strategica, come modello di intervento psicologico, nacque intorno agli anni settanta, grazie al lavoro dei ricercatori del Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto in California (USA). Gli studiosi dell’MRI sintetizzarono il frutto delle loro ricerche sulla comunicazione e sulla terapia con le famiglie (psicoterapia sistemica), con i contributi tecnici dell’ipnoterapia di Milton Erickson, giungendo alla formulazione di un modello sistematico di psicoterapia volto alla soluzione dei problemi umani in tempi (quanto più possibile) brevi. Sebbene dal punto di vista teorico la metodologia strategica fondi la sua prassi sulla teoria sistemico relazionale, dalla prima fase di studio, osservazione, affiancamento e sistematizzazione del lavoro clinico di Milton Erickson, l’approccio strategico andò evolvendosi negli anni seguendo diverse direzioni. 

In linee generali, la filosofia di intervento strategica parte dal presupposto che la realtà soggettiva (ossia ciò che noi percepiamo attraverso i nostri sensi e ci rappresentiamo mentalmente) è frutto di una costruzione funzionale dell’essere umano in interazione con il suo ambiente di vita. Nella prospettiva strategica, quindi, le problematiche cliniche sono considerate come il prodotto di una modalità disfunzionale di percezione e reazione nei confronti della realtà (letteralmente costruita dal soggetto attraverso le sue reiterate disposizioni e azioni). All'interno di questo processo di costruzione, se cambiano le modalità percettive della persona cambieranno anche le sue reazioni.

In altre parole, la concezione clinica di base della psicoterapia strategica è che la risoluzione di un disturbo richieda la rottura del sistema circolare di retroazione tra soggetto e realtà che mantiene la situazione problematica. L’attenzione terapeutica è così focalizzata da un lato su come la persona, e le persone intorno a lei, hanno cercato e cercano, senza successo, di risolvere il problema (ovvero le tentate soluzioni che spesso finiscono per alimentare il problema), dall’altro su come sia possibile cambiare la situazione problematica nella maniera più rapida ed efficace (vale a dire le strategie e gli stratagemmi che possono produrre esperienze percettivo-reattive alternative).

Fu così che, nelle sue fase iniziali, i clinici statunitensi che facevano riferimento al Mental Research Institute di Palo Alto, focalizzarono la loro attenzione e le proprie ricerche sul circolo vizioso di persistenza di un problema, alimentato dai tentativi di soluzione messi in atto dagli stessi portatori del disturbo e, di conseguenza a ciò, maturarono l’esigenza di intervenire con manovre tese a bloccare e ristrutturare le tentate soluzioni disfunzionali. Altri ricercatori si focalizzarono sulla direttività comunicativa del terapeuta e su come basare l’intervento sulla riorganizzazione dei giochi di potere nelle dinamiche comunicative e gerarchiche. Altri ancora, infine, sul costruire soluzioni attraverso le “eccezioni” al problema, indipendentemente dalle sue modalità di persistenza.

In tempi recenti, la psicoterapia strategica si è data, come obiettivo principale, quello di evolvere da modelli generali di terapia verso protocolli specifici di intervento per particolari patologie, ossia, sequenze prefissate di manovre terapeutiche con potere euristico e predittivo, capaci di guidare il terapeuta alla rottura, mediante particolari stratagemmi terapeutici, di specifiche rigidità patologiche e alla loro ristrutturazione in modalità funzionali di percezione e reazione nei confronti della realtà. Al fine di tale progetto la metodologia strategica si è avvalsa, non solo della tradizione teorica, applicativa e di ricerca della terapia breve, ma di una nuova rigorosa metodologia di ricerca empirico sperimentale, in linea con la ricerca avanzata tipica della fisica e delle scienze applicate più evolute.

Questa ottica di terapia contrasta con la convinzione comune che problemi e disagi che persistono da molto tempo necessitino obbligatoriamente, per essere risolti, di un altrettanto lungo e sofferto trattamento terapeutico. Ovviamente, esistono casi che richiedono una terapia più lunga e casi che richiedono una terapia più breve. Tuttavia, se una terapia funziona, i primi miglioramenti possono presentarsi anche molto presto.




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